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Cronache dal Tummy Camp 2018 – LE CINQUE GIORNATE DA MILANO

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Desideriamo condividere con tutti voi le cronache del favoloso Tummy Camp 2018, amabilmente riportate da Walter Marcolin.

Buona lettura a tutti

Prima giornata.

Da piccoli aspettavamo ansiosamente il Natale per ricevere i doni da Gesù Bambino. I bancari aspettano il 27 per vedere sul conto il lauto (e non sempre meritato) stipendio. Chi scrive ha atteso per 365 giorni questo momento: il ritorno al Camp.

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Forse perché l’aria salubre di montagna non può danneggiare i miei polmoni “Euro Sotto-Zero Milano”, forse perché tutto sommato non avverto più di tanto lo stacco dai colleghi, ma soprattutto per il fatto che il contatto con tanti ragazzi fa ringiovanire per osmosi le mie usurate cellule (cerebrali e non).

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Per non tediare chi avrà il coraggio di leggere queste righe, risparmierò la descrizione delle giornate di arrivo e di partenza, limitandomi a quelle di piena attività.

Monday, june 11 (mi sembra di essere B.S., noto giornalista “white” come me, che peraltro seguo amabilmente).

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Otto istruttori, 4 gruppi (U13, Esordienti, Aquilotti, Aquilotti + Scoiattoli), 4 campi da gioco (di cui uno fantasticamente immerso nella pineta), 3 pullman che, in un tourbillon ideato dal capo-coach Andrea d’Alonzo (in seguito AdA per brevità), spingono 87 fragili creature (!) a dare il meglio di sé sotto ogni aspetto, non solo cestistico. Senza annoiarvi parlando di scienze baskettare (delle quali sarei peraltro un incompreso depositante), voglio evidenziare nella giornata:

  • Le incomprensioni nate col cielo di Druogno che ha pensato di aprire le proprie cateratte sul più bello, con coach Lorenzo che con comodi otto viaggi è riuscito a portare all’asciutto gli ormai fradici ex (per quel mattino) giocatori;
  • La puntata di “Educazione stradale” per gli Esordienti, nella quale a un’ottima teoria non sempre è seguita una corretta pratica (in linea col basket, direbbe qualche maligno);
  • La festa di compleanno di Federico, con torta da tutti gradita e regalo di assoluta fantasia: un pallone da basket!;
  • La visione di Gara 4 di Finale del nostro amato sport, dalla quale è passato un messaggio fuorviante: perché correre, sudare, stare bassi in difesa, giocare da squadra, quando l’evoluzione della specie è racchiusa in un unico fondamentale, il tiro da tre?            Sic transit (et perdet) gloria mundi (Armani);
  • Da ultimo una citazione per coach Elena, tornata quest’anno a rinforzare lo staff, le cui amorevoli urla hanno calmato solo in parte il brusio da 200 decibel (letale, mi dicono) della ciarliera truppa durante la cena. Con sguardi tristi che parevano dire:” Ma anche qui devo star zitto? Mi sono liberato di genitori e insegnanti per ritrovarmi questo mix di entrambi?”

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Ma le regole vanno rispettate, in quanto tali. E’ uno sporco lavoro, coach Elena, ma qualcuno deve pur farlo (“Per un pugno di dollari”, col mitico Clint: da vedere, ragazzi!).

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