IN RICORDO DI UN GRANDE DEL BASKETBALL

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Se n’è andato nel Paradiso dei cestisti Dean Smith, uno dei grandi (forse il più grande) allenatori americani di pallacanestro .

In 36 anni quale Head Coach alla University of North Carolina at Chapel Hills (1961–1997), ha vinto 879 gare, 13 titoli ACC (Atlantic Coast Conference, l’equivalente dei nostri titoli nazionali), 2 titoli ed 8 volte final four nel torneo NCAA, il campionato nazionale di college USA, e 11 volte “coach of the year”, oltre alla Olimpiade di Montreal, quando essa era ancora giocata esclusivamente da dilettanti.

Articolo di Giandomenico Ongaro

(N.d.r. nella foto Dean Smith con Michael Jordan)

E’ considerato uno dei  coache più innovativi della pallacanestro: suo lo schema di gioco dei “4 angoli”, inventato per controllare il tempo della partita prima che fosse introdotto  l’orologio (1983, 45 secondi, ora 35); suo  l’impiego di statistiche avanzate come il controllo dei tiri fatti e subiti basato sull’analisi del numero deipossessi di palla, suo il libro del 1981 “Basketball:multiple offense and defense“ nel quale precorreva gli sviluppi della pallacanestro con l’introduzione del tiro da tre punti (1987).

Ha allenato e cresciuto nella sua palestra di sport e di vita giocatori come James Worthy, Sam Perkins e Larry  Brown, Cunningham, Karl Kupchak, Wallace, Moe (ve lo ricordate in Italia con la maglia di Padova?), che sono cresciuti a diventare allenatori e dirigenti nel mondo della pallacanestro e degli affari; e Michael  Jordan (forse il più grande di sempre insieme ad Abdul Jabbar), che ha detto di lui: “per me è stato più di un coach: è stato il mio mentore, il mio maestro, il mio secondo padre, che mi ha insegnato non solo della pallacanestro ma anche del  gioco della  vita”.

E altre testimonianze: “La sua più grande qualità era la capacità di insegnare cosa ci vuole per diventare un buon uomo“ (Coach Krzyzewsky, dei Duke Blue Devils ); e “Coach  Smith ci ha mostrato qualcosa che io continuo a credere sul campo della pallacanestro: e cioè che la  pallacanestro ci può dire molto di più di quello che tu sei, di quanto lo possa fare mai un solo tiro  in sospensione“ (Il Presidente Barack Obama).

La sua filosofia della pallacanestro era “Play hard, play toghether, play smart”, enfatizzando gioco  di squadra e altruismo, il dito puntato del realizzatore come riconoscimento al proprio compagno autore di un assist.

Ma, a mio parere, va ricordato anche e sopratutto come il primo allenatore di basket che, nel profondo  Sud della segregazione raziale degli anni ’60, si batté contro la discriminazione basata sul colore della pelle, offrendo una borsa di studio e aprendo le porte, sia accademiche che sportive, dell’UNC a un giocatore nero.

Oggi può apparire come una cosa insignificante, ma provate a pensare cosa volesse dire per un giovane uomo all’inizio della sua carriera mettersi in prima linea per una causa giusta, in questo mondo ancora oggi dominato da discriminazioni e pregiudizi ….

 

Ciao,  Giando

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